Guido Guinizzelli: Al cor gentil rempaira sempre amore. Testo e prosa

Primo testo letterario -e manifesto- del dolce stil novo (o stilnovismo), tendenza poetica che nasce in Italia nella seconda metà del XIII secolo. La donna-angelo che dona salvezza, come tramite dell'amore divino (un tema che troverà con Dante la massima espressione poetica)

Testo Al cor gentil rempaira sempre amore

Al cor gentil rempaira sempre amore
come l'ausello in selva a la verdura;
né fe' amor anti che gentil core,
né gentil core anti ch'amor, natura:
ch'adesso con' fu 'l sole,
sì tosto lo splendore fu lucente,
né fu davanti 'l sole;
e prende amore in gentilezza loco
così propiamente
come calore in clarità di foco.


Foco d'amore in gentil cor s'aprende
come vertute in petra prezïosa,
che da la stella valor no i discende
anti che 'l sol la faccia gentil cosa;
poi che n'ha tratto fòre
per sua forza lo sol ciò che li è vile,
stella li dà valore:
così lo cor ch'è fatto da natura
asletto, pur, gentile,
donna a guisa di stella lo 'nnamora.

Amor per tal ragion sta 'n cor gentile
per qual lo foco in cima del doplero:
splendeli al su' diletto, clar, sottile;
no li stari' altra guisa, tant'è fero.
Così prava natura
recontra amor come fa l'aigua il foco
caldo, per la freddura.
Amore in gentil cor prende rivera
per suo consimel loco
com'adamàs del ferro in la minera.

Fere lo sol lo fango tutto 'l giorno:
vile reman, né 'l sol perde calore;
dis'omo alter: "Gentil per sclatta torno";
lui semblo al fango, al sol gentil valore:
ché non dé dar om fé
che gentilezza sia fòr di coraggio
in degnità d'ere'
sed a vertute non ha gentil core,
com'aigua porta raggio
e 'l ciel riten le stelle e lo splendore.

Splende 'n la 'ntelligenzïa del cielo
Deo crïator più che 'n nostr'occhi 'l sole:
ella intende suo fattor oltra 'l cielo,
e 'l ciel volgiando, a Lui obedir tole;
e con' segue, al primero,
del giusto Deo beato compimento,
così dar dovria, al vero,
la bella donna, poi che 'n gli occhi splende
del suo gentil, talento
che mai di lei obedir non si disprende.

Donna, Deo mi dirà: "Che presomisti?",
sïando l'alma mia a lui davanti.
"Lo ciel passasti e 'nfin a Me venisti
e desti in vano amor Me per semblanti:
ch'a Me conven le laude
e a la reina del regname degno,
per cui cessa onne fraude".
Dir Li porò: "Tenne d'angel sembianza
che fosse del Tuo regno;
non me fu fallo, s'in lei posi amanza".


Versione in prosa "Al cor gentil rempaira sempre amore"

L'amore ritorna sempre al cuor cortese, come l'uccello nella foresta e nei prati verdi e la natura non ha creato l'amore prima del cuore gentile e né il cuore gentile prima dell'amore, e appena fu creato il sole subito la sua luce splendeva e questa non splendeva prima che il sole fu creato; l'amore si trova dove c'è nobiltà come il calore si trova dove c'è il fuoco.

Fuoco d'amore nel cuor gentile si accende come i poteri determinati nella pietra preziosa, dalla stella alla pietra preziosa non discende alcun potere se prima il sole non la illumina; la stella trasferisce i poteri alla pietra dopo che questa è stata privata da ogni impurità dal sole. Così il cuore fatto dalla natura eletto, pur cortese, anche la donna come la stella la fa innamorare.

L'amore per questa ragione sta nel cuore gentile come il fuoco sta in cima al candelabro: quindi risplende a suo piacimento, luminoso e fiero come diversamente non potrebbe essere data la sua fierezza così immensa. Così l'indole cattiva va contro l'amore, come fa l'acqua, essendo fredda con il fuoco che è caldo. L'amore nel cuor gentile prende dimora perché è un luogo adatto ad esso come il diamante risiede nel minerale di ferro.

Il sole ferisce il fango tutto il giorno: il fango rimane vile e né il sole perde calore; dice l'uomo superbo: "Io sono gentile di natura"; paragono l'uomo al fango, e il valore gentile al sole: perché l'uomo non deve credere che la gentilezza (nobiltà) risieda nella dignità ereditaria se non possiede cuore nobile come l'acqua non trattiene il raggio e il cielo trattiene le fonti luminose.

Dio creatore splende dinanzi all'intelligenza del cielo più che il sole ai nostri occhi: essa conosce immediatamente il proprio creatore, al di là del moto celeste cui è deputata, e nel far girare il cielo inizia a obbedirgli. E a quel modo che, istantaneamente, tien dietro la perfezione dell'atto disposto dal giusto Dio, così, in verità, la bella donna, una volta che splende agli occhi del suo nobile fedele, dovrebbe comunicargli tal desiderio che mai si staccasse dall'obbedienza a lei.

Dio mi dirà essendo l'anima mia davanti a lui "Quale presunzione hai avuto?" o donna. Attraversasti il cielo e venisti da me e credesti di poter cogliermi nel sembiante di un vago amore che a me convengono le lodi e la regina del degno regno (la Madonna) per intervento della quale scompare ogni inganno. Potrò dirgli "Aveva l'aspetto di un angelo del Tuo regno".

Guido Guinizzelli (Bologna, 1230 - Monselice, 1276)

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